Il finocchio impiegato in cucina è quello dolce dalla forma tondeggiante o la varietà più piccola e allungata, conosciuta come finocchina, molto adatta per cotture al forno. Entrambe le varietà posseggono un caratteristico aroma, simile all’anice. Il finocchio tondo si consuma preferibilmente crudo, da solo o in insalate miste oppure in pinzimonio. Contiene minerali (calcio, sodio, potassio, fosforo), vitamine B e C; è ricco di acqua e fibra. Consumato crudo è diuretico, digestivo e stimola l’appetito; con la cottura perde molto del suo valore nutritivo.

La pianta spontanea presente soprattutto nelle zone meridionali è coltivata per i frutti conosciuti come semi di finocchio. Diversamente dalla pianta ortaggio, della quale si consuma solo la parte bulbosa, la pianta spontanea è tutta utilizzabile; l’aroma di queste piante è più forte perché maggiore è la presenza di principi attivi, tra cui l’anetolo, sostanze che conferiscono alla pianta non solo l’aroma, ma anche molte proprietà benefiche.

I frutti della pianta, impropriamente chiamati semi, sono le parti più note. Si utilizzano in vari modi: nella preparazione di liquori, in pasticceria per aromatizzare dolci e biscotti, negli insaccati, nell’acqua di bollitura delle castagne, per conservare e confezionare olive, frutta, ecc.

I semi di finocchi calmano i dolori addominali, aggiunti al cibo prevengono le fastidiose fermentazioni intestinali, i meteorismi e le flatulenze, combattono l’alitosi e le nausee di natura digestiva. Il finocchio crudo condito semplicemente con olio e sale, senza aceto, è utile al diabetico.